Frattura della tibia? Cause e rimedi 2022
La tibia è il secondo osso più lungo dello scheletro, dopo il femore. È un osso pari che insieme al perone costituisce lo scheletro di ciascuna gamba. Si localizza tra il femore (superiormente) e l’astragalo (inferiormente) permettendo il carico in statura eretta e la locomozione, grazie alle due articolazioni che va a costituire (ginocchio e caviglia).
In questo Articolo
Quali sono le cause di una frattura della tibia?
- Traumi sportivi (causa più comune, più specificamente negli sport di contatto o ad alto impatto)
- Cadute/incidenti
- Osteoporosi
- Assunzione prolungata di farmaci (cortisonici, immunosoppressori, diuretici, anticoagulanti, chemioterapici e i comunissimi ormoni tiroidei) che favoriscono l’insorgenza di osteoporosi secondaria
- Carenza di vitamina D
Quali sono le caratteristiche della frattura della tibia?
La frattura della tibia si può associare spesso alla frattura del perone (l’osso adiacente) negli sport ad alto impatto, tuttavia l’entità della frattura e la conseguente fase di recupero e riabilitazione dipenderanno dalla natura della frattura stessa e dalla tipologia di lesione. Vediamo quali possono essere le caratteristiche salienti:
Frattura trasversa: la rottura è una linea orizzontale che attraversa la diafisi tibiale
Frattura obliqua: la linea di frattura attraversa obliquamente la diafisi della tibia
Frattura a spirale: causata solitamente da uno stress in torsione
Frattura comminuta: in cui l’osso si rompe in tre o più pezzi (frammenti)
LOCALIZZAZIONE DELLA FRATTURA
- Terzo prossimale (in corrispondenza del ginocchio)
- Terzo medio
- Terzo distale (in corrispondenza della caviglia)
ESPOSIZIONE DELLA FRATTURA
- Frattura chiusa
- Frattura esposta (con conseguente lesione dei tessuti molli circostanti il sito di rottura: muscoli, tendini e legamenti))
ASSETTO DEI FRAMMENTI OSSEI:
- Frattura composta
- Frattura scomposta
Come si riconosce la frattura della tibia?
Spesso in prima visita il paziente può riferire una storia di trauma o di dolore molto intenso, con incapacità di carico. A questo sono associati segni clinici dell’infiamazione (calor, rubor, tumor, dolor, functio laesa) :
- calore della zona interessata;
- arrossamento;
- tumefazione (gonfiore palpabile nella gamba);
- dolore (spesso il paziente riferisce un dolore molto forte, mai avvertito con tale intensità);
- alterazione funzionale;
Altrettanto spesso il paziente riferisce incapacità di dormire a causa dell’elevato dolore (RED FLAG), segnale d’allarme che deve essere subito recepito dallo specialista in prima visita.
E adesso che si fa? Conferma della frattura della tibia
Una volta individuata la possibile frattura, dopo aver effettuato una corretta ANAMNESI e VALUTAZIONE FUNZIONALE si potrà procedere alla conferma dell’ipotesi di frattura tramite imaging.
Sarà il medico specialista a decidere se effettuare un RX (per valutare la natura della frattura), una TAC o una risonanza magnetica (utili per valutare lo stato dei tessuti molli circostanti il sito di lesione, in caso di frattura scomposta o esposta).
Qual è il trattamento da eseguire per la frattura della tibia?
In assenza di lesione dei tessuti molli (legamenti, muscoli, vasi sanguigni e nervi) ed in caso di frattura che coinvolga la diafisi dell’osso (porzione media) il trattamento sarà puramente conservativo. La durata dell’immobilizzazione sarà variabile in base alla decisione del medico curante, periodo al termine del quale sarà possibile intraprendere il percorso riabilitativo volto al ripristino della mobilità e della funzione muscolare.
In caso di frattura scomposta o esposta che alteri l’anatomia dell’osso sarà invece necessario un approccio chirurgico. L’operazione di osteosintesi sarà possibile tramite utilizzo di placche e viti, di un chiodo endomidollare o di un fissatore esterno. Una volta saldata la frattura sarà possibile intraprendere il percorso riabilitativo e rimuovere la placca a distanza di un anno dall’intervento chirurgico.
APPROCCIO RIABILITATIVO
L’evidenza scientifica dimostra quanto sia importante intervenire tramite un approccio multimodale, con combinazione di terapia manuale ed esercizio terapeutico. Tuttavia in prima fase si potranno utilizzare IN MODO COMPLEMENTARE alle metodiche citate degli agenti di modulazione del dolore (terapie fisiche come TENS, ultrasuoni, tecar, ecc.).
Il focus principale sarà rivolto all’esercizio terapeutico ATTIVO e alla riabilitazione tramite metodiche ATTIVE e PASSIVE per il recupero della restrizione di movimento articolare.
Sarà importante dosare il giusto carico di lavoro per favorire il recupero muscolare, passando dall’esecuzione di esercizi isometrici in prima fase ad esercizi concentrici con ROM crescente (per aumentare la difficoltà dell’esercizio).
Saranno altrettanto importanti esercizi di propriocezione e controllo motorio, da eseguire con carico e difficoltà crescenti fino al RETURN TO PLAY.
RICORDA SEMPRE
È meglio fare un esercizio sbagliato con un carico corretto, che un esercizio corretto con un carico sbagliato.
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